Lo scopo di questo articolo è chiarire cosa significa essere data-driven. Un termine che come molti altri viene dall’inglese e che riguarda le aziende e il mondo del marketing ma non solo.
Il significato letterale di data-driven è “essere guidati dai dati”. Le imprese approfittano dell’immenso patrimonio dei Big data e delle informazioni per prendere decisioni, creando valore a livello commerciale. Non numeri astratti ma elementi fondamentali per far progredire ogni business digitale o meno.
Continuate la lettura e scoprite insieme a noi i dettagli dell’approccio data-driven e le sue applicazioni nel marketing e nel mondo imprenditoriale.
Data-driven marketing
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Il concetto di data-driven e il marketing sono strettamente connessi, specie in un mondo sempre connesso e digitale.
Ogni cliente e consumatore naviga su Internet attraverso più piattaforme, per fare ricerche e acquisti. Questo processo, che passa anche per i negozi fisici, lascia tracce che formano il customer journey. Le aziende e i brand attraverso i dati possono scoprire come si sviluppa questo “viaggio” e identificare il singolo individuo e capire cosa vuole davvero.
Il data-driven marketing ha il vantaggio di aumentare le conversioni, cioè le volte in cui il semplice utente diventa consumatore con un acquisto o una sottoscrizione. Inoltre, capire i bisogni del consumatore risulta la chiave per avvicinarlo di più al brand e fidelizzarlo. Migliorando la sua esperienza con l’impresa e allo stesso tempo la qualità dei prodotti o dei servizi.
Quest’approccio, oltre che per trovare nuovi clienti o fidelizzare quelli attuali, può servire per riconquistare i consumatori che hanno deciso di abbandonare il brand. Ciò sempre attraverso le analisi dei dati: i periodi di inattività, i punti di contatto o i contenuti migliori da produrre ed inserire sui vari canali.
Data-driven company cos’è?
Una Data-driven company è una realtà aziendale che utilizza i dati e le informazioni e le mette al centro della propria strategia di business. Per un’impresa o per altre categorie professionali autonome, essere Data-driven e sviluppare al meglio questo approccio bisogna tenere conto di 3 questioni.
Prima di tutto, è necessario avere tecnologie e strumenti in grado di elaborare i dati e le informazioni. Così come possedere una cultura orientata a quel mondo e sviluppare nei dipendenti o nel Ceo stesso ogni competenza legata a quel mondo. Dati, metriche e statistiche hanno poco senso se non sono affiancata da un expertise e da una mentalità innovativa.
Un’azienda Data-driven, per essere tale non deve appartenere per forza al mondo delle multinazionali. L’importante è seguire un percorso virtuoso e attrezzarsi per tempo se si vuole seguire questa strada. C’è bisogno delle infrastrutture adeguate e di un lavoro preliminare di gestione dei processi e dei big data.
La validità dei dati si può vedere anche nella possibilità di capire i gusti e le esigenze dei consumatori, rispondendo alle loro necessità. La proliferazione degli utenti, tenendo conto delle norme di legge, passa dai dati demografici, quelli comportamentali (indicatori di performance) e quelli forniti dagli individui stessi (con sondaggi o questionari).
Conclusioni
In definitiva, scegliere una strategia Data-driven assume tutti i tratti di un modo di fare business adeguato ai nostri tempi. Prendere decisioni senza improvvisazioni o approcci troppo soggettivi e lontani dalla realtà. Tenendo conto, in tempo reale, dei cambiamenti di settore e prediligendo il punto di vista dei consumatori.
Il rischio che si può intravedere, semmai, è il grande numero di informazioni e dati. Cosa che può portare confusione e disorientamento se queste metriche non vengono scremate e razionalizzate agli usi e ai bisogni imprenditoriali.
L’obiettivo di essere data-driven deve essere raggiunto con l’apporto di professionisti del settore e menti innovative.
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